Nello scorso articolo ci siamo occupati di un particolare errore nel riscaldamento, oggi riproponiamo l’argomento proponendo la seguente domanda: "l’allungamento muscolare (in inglese stretching) fa parte del riscaldamento?" Ovviamente no! Scopriamo il perché.Abbiamo già detto che con il termine riscaldamento ci si riferisce a qualsiasi attività capace di innalzare la temperatura corporea dell’intero organismo, affermazione già di per sé sufficiente a distogliervi nell’utilizzare tale pratica poiché sfidiamo a riuscire ad innalzarla anche di un decimo di grado mantenendo la posizione riportata nell’immagine in copertina o qualsiasi altra posizione statica per pochi secondi, ma volendo anche per alcuni minuti o ore. L’unico "riscaldamento" che si potrà avvertire sarà a carico di alcuni distretti particolarmente coinvolti nel mantenimento della posizione che andranno inevitabilmente incontro ai fenomeni della fatica, nient’altro. Allo stesso modo si potrà invece facilmente verificare come, se eseguito in seguito ad un’attività aerobica come ad esempio la corsa leggera, la temperatura, dapprima alta, andrà progressivamente abbassandosi a causa dell’inattività o, meglio, staticità in cui ci si trova. Se eseguito invece prima, bisognerà considerare un altro fattore molto importante, la temperatura dell’ambiente in cui ci si trova, infatti, in ambienti piuttosto freddi, eseguire molte delle posizioni limite di allungamento muscolare solitamente assunte, rischierebbero di esporre i muscoli coinvolti ad un aumentato ed inutile rischio verso traumatismi ed infortuni. La prova è facilmente verificabile: infatti basta prendere un normale elastico da cartoleria, trazionarlo fino al punto limite prima della rottura e misurarne la lunghezza raggiunta, successivamente si potrà lasciare l’elastico all’interno di un congelatore o anche semplicemente del frigorifero per un tempo piuttosto lungo e ripetere l’esperimento per notare come questo non possa riuscire a raggiungere l’elongazione precedente o, addirittura, se particolarmente freddo, come questo si lesioni, situazioni molto simili a ciò che avviene ai muscoli quando si cerca di stirarli "a freddo". Infine lo si potrà semplicemente poggiare su una superficie sufficientemente calda (a patto che la temperatura non sia troppo elevata altrimenti si rischierebbe addirittura di bruciarlo) e ripetere l’esperimento per notare come la la massima lunghezza consentita sia aumentata rispetto all’esperimento eseguito a temperatura ambiente. Ma attenzione, perché a questo punto qualcuno potrebbe pensare che "dunque per riscaldarci ci si potrebbe semplicemente posizionare in un ambiente caldo o restare poggiati ad una superficie riscaldata?" Sarebbe sicuramente un’idea più utile rispetto allo stretching se non fosse che ciò consentirebbe solo un riscaldamento superficiale o che comunque, anche se vi restassimo per un lungo periodo di tempo, comunque, una volta raggiunto il terreno di gioco o di allenamento, se freddo, dovremmo in ogni caso acclimatarci e quindi adattarci ad esso, eccezion fatta nel caso in cui anche l’ambiente della competizione sia caldo.Ma quello appena descritto, seppur rappresenti la motivazione più valida, non è neanche l’unico fattore da tenere in considerazione, infatti va considerata anche una componente di carattere prestazionale molto importante. Infatti, in seguito ad un allungamento muscolare, i gradi articolari necessari a sviluppare una potenza pari alla situazione precedente allo stretching dovranno necessariamente essere aumentati e anche qui la verifica è di facile applicazione: semplicemente si potrà prendere un arco di qualsiasi tipologia, incoccare la freccia, trazionare la corda, quindi scoccare la freccia e misurare la profondità con la quale questa si è conficcata nel bersaglio o il tempo impiegato per ricoprire la distanza. A questo punto basta sostituire la corda originaria con una del tutto uguale ma più lunga per notare come, ad uguale trazione, la profondità nel bersaglio sia inferiore o la distanza sarà ricoperta in un tempo inferiore. Per riuscire ad ottenere una potenza paragonabile alla precedente si dovrà necessariamente trazionare ulteriormente la corda, un po come succeda all’articolazione di un atleta che si appresta ad eseguire un gesto di potenza ma che è stata precedentemente allungata. Attenzione però al contrario, ovvero non eseguire mai esercizi di allungamento muscolare, poiché questo sarebbe un caso in cui i danni rischierebbero di essere seriamente più considerevoli, infatti se sostituiamo nuovamente la corda dell’arco, ma stavolta con una più corta, sarà possibile notare come, prima di tutto, diventerà più difficoltoso mettere in tensione l’arco e, secondariamente, come anche riuscendo a farlo, tanto la struttura dell’arco, quanto la corda stessa, rischierebbero di rompersi sotto lo sforzo per la troppa tensione già preaccumulata.Per voler essere ancora più meticolosi ricordiamo infine che in un riscaldamento ben strutturato dovrebbe sempre essere prevista una parte dedicata alla mobilità articolare, una serie di movimenti il cui scopo è quello di lubrificare e preparare l’articolazione al successivo compito motorio e nei quali sono previste tanto contrazioni quanto allungamenti muscolari limitati in frazioni di secondi. Per concludere possiamo dunque affermare che l’allungamento muscolare non si caratterizza come una componente inclusa nel riscaldamento, bensì come una parte integrante e necessaria dell’allenamento da eseguire esclusivamente alla fine di ogni seduta al fine di migliorare o preservare la i normali gradi di elasticità muscolare.Come tutte le cose, poi, inseriamo l’eccezione alla regola che è particolarmente evidente in alcune discipline, quali ad esempio il contorsionismo o l’immagine qui in basso, nelle quali l’allungamento muscolare va necessariamente eseguito prima del gesto tecnico che si intenderà compiere per ovvie ragioni.